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Libri, CD, DVD
Francesco Colasante
La Coscienza come matrice della realtà Sempre più persone avvertono che la realtà esterna non è altro che il riflesso della propria interiorità. La scienza moderna — dalle neuroscienze alla fisica quantistica — inizia a confermarlo: la coscienza non è un prodotto del cervello, ma la vera matrice della realtà. Se questo è vero, ognuno di noi possiede un potere immenso: immaginare, assumere e vivere nuove possibilità. È da questa intuizione che nasce l’opera di Francesco Colasante, autore di sette libri che rappresentano un percorso unico di crescita personale e spirituale, capace di unire scienza e tradizione, teoria e pratica. Il Codice del Risveglio in 4 volumi I primi quattro testi costituiscono il cuore del progetto e svelano il Codice YHWH, un linguaggio creativo inciso nella coscienza e nel DNA. Conosci Tuo Padre, Conosci Te Stesso – il fondamento: IO SONO consapevole di Essere. Immagina e Libera Te Stesso – l’espressione: IO definisco ciò che voglio Essere. La Formula della Salvezza – l’incarnazione: IO assumo ciò che ho definito di Essere. Tu Sei la Luce di YHWH – il compimento: IO vivo ciò che ho definito e assunto di Essere. Questi volumi offrono un percorso progressivo per risvegliare l’identità spirituale, sciogliere blocchi interiori e manifestare salute, abbondanza e relazioni armoniose. Tre libri che ampliano la visione Accanto ai quattro testi principali, Colasante propone altre tre opere che arricchiscono e completano il cammino: Chakra – Guarigione Energetica e Immaginazione Creativa, che unisce antica saggezza e neuroscienze per riequilibrare i centri energetici dall’interno. Energia Tachionica – Il Futuro della Salute è già qui, un manuale pratico e scientifico sull’uso dell’energia di punto zero per salute e benessere. Le Tre Vie dell’Immaginazione Alchemica, che integra le tradizioni ermetica, siddha e biblica come stati superiori di coscienza. Insieme, questi sette libri formano una vera mappa per chi desidera unire spiritualità, scienza e quotidianità. Le 4 Chiavi di YHWH Tutti i volumi hanno un punto comune: le 4 Chiavi di YHWH, un metodo pratico di trasformazione che si applica in pochi minuti: IO SONO – riconoscimento del proprio Essere. IO definisco – chiarezza dell’intenzione. IO assumo – sentirsi già nella nuova realtà. IO vivo – incarnare la trasformazione nella vita quotidiana. Un linguaggio semplice, ma capace di riprogrammare il subconscio e risvegliare la coscienza creatrice. Perché leggere questi libri I 7 testi di Francesco Colasante non sono solo opere da leggere, ma manuali esperienziali con esercizi, pratiche e riflessioni concrete. I benefici includono: maggiore centratura e lucidità liberazione da paure e condizionamenti guarigione delle relazioni attivazione di processi di autoguarigione fiducia e ispirazione quotidiana Sono un invito a riconnettersi con il proprio Sé autentico e vivere in coerenza con la propria vera identità. Conclusione Il risveglio non è un evento straordinario, ma un processo interiore che si può coltivare giorno dopo giorno. I 7 libri di Francesco Colasante rappresentano un’opera integrata che unisce coscienza, immaginazione, chakra ed energia tachionica, offrendo strumenti concreti per vivere da creatori consapevoli. Scopri di più qui: https://chakracoaching.it/7-libri-francesco-colasante-coscienza-yhwh/ Q&A – Domande frequenti 1. A chi sono rivolti i 7 libri? Sono adatti a chiunque voglia crescere interiormente: praticanti di yoga e meditazione, ricercatori spirituali, ma anche persone comuni che desiderano più consapevolezza e benessere. 2. Serve avere esperienza spirituale per comprenderli? No, i testi sono scritti in modo chiaro e accessibile. Ogni volume alterna spiegazioni, esempi concreti ed esercizi pratici. 3. Le 4 Chiavi di YHWH sono complesse? Al contrario: sono un linguaggio semplice e universale, applicabile in pochi minuti al giorno per riprogrammare il subconscio e trasformare la realtà interiore. 4. Che ruolo hanno la scienza e la spiritualità nei libri? I testi mettono in dialogo discipline moderne (neuroscienze, epigenetica, fisica quantistica) con tradizioni antiche, offrendo una visione integrata e coerente. 5. Qual è il beneficio principale della lettura? Un senso di centratura, fiducia e lucidità. I libri offrono strumenti per superare paure e schemi limitanti, risvegliare il potere creativo e vivere più in sintonia con il proprio Sé.
Pubblicazioni e Saggi
Spiritual News
Il 28 gennaio 2025 la Santa Sede ha diffuso Antiqua et Nova. Non è un comunicato tecnico, non è un parere etico di circostanza. È un documento di 117 paragrafi che affronta il cuore del dibattito contemporaneo: l’intelligenza artificiale non è neutra. È già dentro la politica, l’economia, la guerra, la salute, l’educazione. Il Vaticano non si limita a raccomandazioni vaghe. Introduce un principio netto: la tecnologia va guidata dal senso, non dal profitto. “Intelligenza” significa orientarsi al significato, non accumulare dati. È un cambio di tono radicale. Fino a ieri il linguaggio ecclesiastico era prudente, quasi marginale rispetto alle agende di governi e multinazionali. Ora è frontale. Nessuna macchina deve decidere della vita e della morte. Nessun sistema deve oscurare la libertà interiore. Nessun algoritmo deve diventare oracolo. Il monito arriva in un momento di accelerazione. Gli Stati Uniti spingono per standard globali ma sono divisi tra sicurezza e competizione economica. La Cina investe senza limiti apparenti. L’Europa tenta di regolare, ma le lobby tecnologiche filtrano ogni norma. In mezzo, la voce vaticana propone un asse alternativo: la dignità come metrica primaria. Il punto più critico riguarda gli armamenti autonomi. Il documento parla chiaro: lasciar decidere a un software chi vive e chi muore è una soglia che non deve essere superata. Una linea rossa netta. Non si tratta solo di droni. L’intelligenza artificiale sta penetrando nella vita quotidiana, nel lavoro, nella scuola. Qui il richiamo è ancora più sottile. Non basta misurare la produttività. Bisogna misurare la qualità dell’attenzione. La nitidezza delle intenzioni. La trasparenza delle decisioni. Il Vaticano non usa la parola “silenzio”, ma la logica è lì. Senza silenzio, l’umano arretra. Nel rumore costante di notifiche, dati e algoritmi, il rischio non è solo sbagliare. È smettere di pensare. Le implicazioni sono concrete. Nelle imprese: un minuto di silenzio prima delle riunioni strategiche. Niente schermi nelle prime ore del mattino per chi guida team complessi. Revisione dei flussi informativi: non tsunami di dati, ma segnali essenziali. Responsabilità tracciabile: ogni decisione deve avere un volto umano riconoscibile. Nelle scuole: alfabetizzazione etica. Spiegare agli studenti che un “non so” sincero è più prezioso di una risposta istantanea ma opaca. Far capire che delegare la coscienza a un software è il vero rischio, non l’errore tecnico. Il silenzio, allora, diventa criterio. Non assenza. Non vuoto. Ma spazio di scelta. È nel silenzio che si distingue la paura dalla cura. È nel silenzio che si avverte se un atto nasce dalla coscienza o da un riflesso condizionato. Ecco il paradosso: non saranno i codici a salvarci dall’eccesso di codici. Sarà la capacità di sospendere. Il prossimo vantaggio competitivo non sarà il nuovo modello di IA. Sarà il protocollo del silenzio. Un minuto. Prima di decidere. Chi lo regge, è pronto a governare macchine intelligenti. Chi non lo regge, è già governato da esse.
Pubblicazioni e Saggi
Paolo D'Arpini
Insistere troppo su valori astratti "teisti" non aiuta la mente umana al superamento del pensiero patriarcale. Dobbiamo -secondo me- abbandonare la speculazione religiosa e ritornare ad una spiritualità priva di dogmi e non specificatamente legata al genere (il sacerdozio nelle religioni monoteiste di origine semita è precluso alle donne). Per carità, va anche bene fare un'analisi storica sulla formazione del cristianesimo e di come questa religione "semita" abbia attinto al paganesimo pre-esistente. Tra l'altro la rivalutazione del paganesimo è una delle caratteristiche portanti non solo nel filone New Age ma anche in ricerche storiche serie, come ad esempio quella di Daniel Danielou sul mito di Dioniso-Shiva. Ma dovremmo andare anche più in là riscoprendo i culti più antichi e vicini alle nostre radici, ovvero l'adorazione della Grande Madre o Energia Primordiale (Shakti). Spesso durante le feste da noi organizzate, soprattutto quelle in concomitanza con i solstizi e gli equinozi o per la luna piena e nuova, mettiamo in evidenza gli aspetti sincretici fra cristianesimo e “neo-paganesimo”, facendoli coincidere con il nostro spirito laico e simpatetico con la Spiritualità della Natura. Ad esempio, è avvenuto che durante alcune cerimonie, già da noi predisposte, si aggiungessero riti diversi con offerte alle divinità e fate dei boschi o dei corsi d'acqua, il tutto magari collegandolo a credenze o leggende cristiane... (tanto per fare un esempio ricordo la Vigilia di San Giovanni, con il battesimo dell'acqua e del fuoco, etc.). Io lascio fare perché in fondo il riconoscere il Genius Loci e la sacralità della natura in tutte le sue forme è uno degli aspetti della spiritualità laica e dell’ecologia profonda, che ci contraddistingue. In effetti la spiritualità della natura è un aspetto riconosciuto anche nella fede cristiana antica, soprattutto nel misticismo (sia in quello primitivo che in quello francescano) in cui prevale la consuetudine di ritirarsi in grotte, boschi e deserti in stretta comunione con gli elementi naturali e con il mondo animale. Aspetti pagani erano presenti persino nella religione ebraica, sia pur condannati, come ad esempio l’adorazione della vacca sacra durante la traversata del Sinai, oppure riconosciuti e facenti parte della tradizione come avvenne presso la setta degli Esseni che vivevano in strettissima simbiosi con la natura e con i suoi aspetti magici, avendo essi sviluppato anche la capacità di trarre il loro nutrimento dal deserto, un grande miracolo questo considerando che erano persino vegetariani…. Il rispetto e l’adorazione della natura, definito dalla chiesa cattolica (un po’ dispregiativamente) “panteismo” è uno degli stimoli da sempre presenti nell’uomo, tra l’altro questo sentimento panteista è alla base dell' excursus evolutivo della specie. Ciò mi fa ricordare una storiella, che amo spesso raccontare, sull’origine della specie umana. Ormai è certo che ci fu una “prima donna”, un’Eva primordiale. L’analisi del patrimonio genetico femminile mitocondriale lo dimostra inequivocabilmente. Mi sono così immaginato una donna, la prima donna, che avendo raggiunto l’auto-consapevolezza (la caratteristica più evidente dell’intelligenza) ed avendo a disposizione solo “scimmioni” (tali erano i maschi a quel tempo) dovette compiere una opera di selezione certosina per decidere con chi accoppiarsi in modo da poter avere le migliori chance di trasmissione genetica di quell’aspetto evolutivo. E così avvenne conseguentemente nelle generazioni successive ed è in questo modo che pian piano dalla cernita nell’accoppiamento sono divenute rilevanti qualità come: la sensibilità verso l’habitat, l’empatia, la pazienza, la capacità di adattamento e di gentilezza del maschio verso la prole e la comunità, etc. etc. Pregi che hanno portato la specie verso una condizione “intelligente” che riconosciamo (o riconosceremmo se nel frattempo non fosse subentrata una spinta maschilista involutiva). Purtroppo in questo momento storico, in seguito all’astrazione dal contesto vitale e alla manifestazione della religiosità in senso metafisico (proiettata ad un aldilà ed ad uno spirito separato dalla materia), molto di quel rispetto (e considerazione) verso la natura e l’ambiente e la comunità è andato scemando, sino al punto che si predilige la virtualizzazione invece della sacralità vissuta nel quotidiano. Ed in questo buona parte della responsabilità è da addebitarsi al radicamento dei credo monoteisti (Ebraismo, Cristianesimo ed Islam). Ma quello che era stato scacciato dalla porta spesso rientra dalla finestra, infatti la psicologia sta riscoprendo i miti, le leggende e le divinità della natura descrivendole in forma di “archetipi”. All’inizio della civilizzazione umana, nel periodo paleolitico e neolitico matristico, la sacralità era incarnata massimamente in chiave femminea, poi con il riconoscimento della funzione maschile nella procreazione tale sacralità assunse forme miste maschili e femminili, successivamente con i monoteismi patriarcali fu il maschile che divenne preponderante. Ora è tempo di riportare queste energie al loro giusto posto e su un totale piano paritario. Anche se già in una antica civiltà, quella Vedica, questa parità era stata indicata, come nel caso della denominazione (maschile) “Surya” che sta ad indicare l’identità del sole in quanto ente divino, che viene completato dall’aspetto femminile “Savitri” che è la capacità irradiativa dell’energia solare. E noi sappiamo che fra il fuoco e la sua capacità di ardere non vi è alcuna differenza.... Paolo D'Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica

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Gyanrahi Andrea Samorè. Sono da sempre stato affascinato dalla spiritualità, dal misticismo e dal potenziale di evoluzione della coscienza.…
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Il mio nome completo in sanscrito è Swami Bodhi Vipal che significa “Momento di consapevolezza”. Mi è stato donato da OSHO, Maestro di…
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Pietro Archiati
Commento a "La Filosofia della Libertà" di Rudolf Steiner Volume 4 Pietro Archiati dal Cap. IV, par. 7 al Cap. V, par. 9 Atti del Seminario tenuto a Rocca di Papa (Roma) dal 21 al 24 agosto 2008
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Dolcificanti artificiali: la dolcezza che corrode…

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All’inizio sembravano la soluzione perfetta. Niente calorie. Niente zuccheri. Una bustina, una lattina, e la coscienza era a posto. Ma i dolcificanti artificiali tornano al centro del dibattito con una nuova ombra: potrebbero compromettere la mente. Uno studio pubblicato su Neurology a settembre 2025 lo dice con chiarezza. Dodicimila adulti seguiti per otto anni. Chi consuma quotidianamente dolcificanti mostra un declino cognitivo equivalente a un invecchiamento di 1,6 anni in più rispetto ai non consumatori. L’effetto è più marcato sotto i sessant’anni, quando nessuno si aspetta rallentamenti. La notizia scuote perché tocca una certezza diffusa: che i dolcificanti siano innocui, un piccolo trucco per restare leggeri senza sacrifici. L’industria insiste: si tratta solo di correlazioni, non di prove definitive. Ma resta il dato: un segnale costante, su larga scala, che lega il “light” al declino. Qui non si parla di obesità, né di diabete. Qui si parla di mente. Memoria, concentrazione, vivacità. È il bene più fragile e più irrinunciabile. Non ci accorgiamo di perderlo giorno per giorno. Fino a quando diventa troppo tardi. Ecco il nodo: il cervello non riconosce i dolcificanti come zucchero. Le vie metaboliche restano attive, il corpo si confonde. Alcuni studi collegano queste sostanze a micro-infiammazioni e alterazioni del microbiota intestinale. E l’asse intestino-cervello non è un dettaglio: è un’autostrada. Non si tratta di demonizzare. Ma di scegliere. Una dieta equilibrata, con frutta, fibre, grassi buoni. Dolcificare con moderazione: miele, datteri, sciroppi naturali. Oppure riscoprire il gusto autentico, meno dipendente dal dolce. Perché spesso non è il caffè che chiede zucchero. È la mente che chiede un anestetico. La questione non riguarda solo la chimica. Riguarda il rapporto che abbiamo con il piacere. La società vuole il dolce senza conseguenze. La gratificazione senza il peso. Ma la vita non funziona così. Ogni piacere autentico porta con sé un prezzo: tempo, cura, responsabilità. I dolcificanti illudono che il prezzo non esista. E così sottraggono qualcosa di invisibile: la capacità di abitare pienamente il gusto. Forse, nel lungo periodo, anche la capacità di abitare pienamente i pensieri. Il vero dolcificante della mente non è in una bustina. È nello spazio vuoto tra un pensiero e l’altro. Lì la coscienza si rigenera, senza zuccheri e senza surrogati. Scoprire questo vuoto è il piacere più raro. Ed è l’unico che non lascia mai scorie.


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